AI Cloud

Il 2024 ha segnato una svolta decisiva per l’innovazione tecnologica nel nostro Paese. Secondo i dati dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia è cresciuto del 58%, raggiungendo un valore complessivo di 1,2 miliardi di euro. Non si tratta più di sperimentazioni o progetti pilota, ma di investimenti concreti che stanno trasformando il modo in cui le aziende producono valore. Dall’automazione dei processi all’analisi predittiva, fino a nuove forme di customer experience, l’AI si sta affermando come leva strategica per la competitività.

Le imprese italiane, anche quelle di dimensioni più contenute, stanno comprendendo che l’adozione di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale non è un’opzione riservata ai grandi gruppi, ma una necessità per restare al passo con un mercato globale sempre più dinamico e complesso.

Nel cuore di una simile accelerazione proprio il cloud computing con la sua agilità e lasua capcità di offrire potenza di calcolo, spazio di archiviazione… quando serve e come serve si sta affermando come motore più potente e prediletto su cui le stesse imprese italiane stanno contando per alimentare proprio i progetti di Intelligenza Artificiale. Una AI che, come ormai abbiamo capito, è sempre più “ghiotta” e in cerca di data set ampi, affidabili, utili per alimentare le proprie conoscenze e ricerche. Non caso, nello stesso 2024 il cloud, sempre secondo i dati dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano ha superato il 20% di crescita mettendo a segno un record mai sperimentato nemmeno nel cuore del picco pandemico… quando tutti eravamo “appesi” al cloud computing pur di continuare a comunicare, collaborare, lavorare anche da casa.

Geopolitica del cloud: la sfida della sovranità digitale

Ma, a differenza del 2020, quello di cui parliamo oggi è un cloud computing molto diverso. Parallelamente all’ascesa dell’AI, la questione del cloud infatti si è caricata di significati geopolitici. In tutta Europa il tema della sovranità digitale è al centro del dibattito: affidarsi esclusivamente ai grandi player internazionali del cloud appare sempre più problematico, sia per ragioni di compliance normativa, sia per una crescente esigenza di tutela, territoriale e prossimità dei dati sensibili da parte delle imprese italiane. Va detto che in questo senso proprio i grandi player internazionali hanno fatto passi importanti con investimenti sostanziosi in numerodi data center in Europa e in particolare in Italia e, la sytessa Microsoft, ha anche annunciato la collaborazione con Aruba, provider italiano, per il lancio di Azure Local, una soluzione che promette di mantenere i dati all’interno dei confini nazionali. Mentre la dipendenza tecnologica dall’estero rimane evidente e l’autonomia strategica è ancora lontana dall’essere pienamente realizzata va detto che lo scrnario più diffuso e rassicurante per le imprese italiane appare essere il multicloud: provider internazionali e infrastruttire on premise o private allo stesso tempo. Un compromesso che offre alle imprese la possibilità di cercare e trovare l’agilità dei servizi dei grandi hyperscaler e, allo stesso tempo, mantenere il controllo diretto su dati e processi più critici.

HPE GreenLake: il cloud che arriva direttamente nelle aziende

È proprio in questo scenario che Hewlett Packard Enterprise si trova in una posizione privilegiata. Con HPE GreenLake, infatti, il concetto di cloud viene completamente ripensato: non è più il cliente a doversi adattare a un’infrastruttura remota, ma è il cloud stesso a “venire a casa tua”. Questa filosofia permette di mantenere i dati all’interno dell’azienda o comunque nel perimetro nazionale, senza rinunciare alla flessibilità tipica del modello as-a-service.

GreenLake unisce i vantaggi del cloud pubblico – come la scalabilità immediata e il modello di pagamento a consumo – con la sicurezza e il controllo garantiti dalle infrastrutture locali. È una risposta concreta alle esigenze di sovranità tecnologica e, al tempo stesso, una scelta sostenibile, perché le soluzioni HPE sono progettate per ottimizzare consumi ed efficienza energetica.

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L’importanza dei partner sul territorio

Uno degli aspetti che distinguono HPE è l’attenzione al valore dei partner locali. L’azienda non propone un modello centralizzato e distante, ma costruisce la propria forza sulla collaborazione con system integrator e realtà radicate nel territorio, capaci di interpretare le esigenze specifiche delle imprese italiane. Non a caso HPE ha recentemente rinnovato e semplificato il proprio programma partner, con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente questo ecosistema.

Prisma e HPE: una sinergia strategica

In questo contesto, la collaborazione con Prisma S.p.A. (Prisma è uno dei pochissimi Platinum Partner italiani i HPE) rappresenta un esempio emblematico di come innovazione globale e competenza locale possano fondersi in un unico percorso. Prisma mette a disposizione delle imprese italiane servizi e soluzioni basate sulle tecnologie HPE, accompagnandole in progetti di digital transformation che spaziano dall’infrastruttura al cloud ibrido.

La sinergia tra l’esperienza internazionale di HPE e la conoscenza del mercato italiano di Prisma diventa così un acceleratore fondamentale per quelle aziende che vogliono sfruttare appieno il potenziale dell’intelligenza artificiale e del cloud, senza compromessi sulla sicurezza e sulla sovranità dei propri dati.

La via italiana all’innovazione digitale

L’Italia sta vivendo una fase di trasformazione digitale senza precedenti. L’intelligenza artificiale cresce con numeri impressionanti, mentre la geopolitica del cloud impone nuove scelte di autonomia e indipendenza tecnologica. In questo scenario, HPE con GreenLake e partner come Prisma offrono una risposta concreta e sostenibile: un modello di cloud ibrido che mette davvero le aziende italiane al centro, garantendo innovazione, sicurezza e sovranità digitale.

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